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A cura di Luca Maggi

La Psicoterapia Interpersonale della Depressione (IPT) è una psicoterapia manualizzata, specificamente rivolta ai bisogni dei pazienti depressi, di durata limitata (12-20 settimane), che pone in primo piano le relazioni interpersonali attuali del paziente depresso pur riconoscendo il ruolo di altri fattori genetici, biochimici, evolutivi e di personalità nel determinare la depressione e nel predisporre ad essa.

L’IPT mette in relazione l’insorgenza ed il perdurare della depressione con gli eventi interpersonali stressanti che coinvolgono il paziente. In particolare, viene esaminata la correlazione tra depressione e problematiche in campo interpersonale, pur riconoscendo che i problemi interpersonali nel contesto della depressione, possono rappresentare la causa o, a loro volta, essere stati causati dall’episodio depressivo.

L’obiettivo iniziale della terapia è la riduzione dei sintomi depressivi ma lo scopo più generale è quello di migliorare la qualità delle relazioni interpersonali ed il funzionamento sociale del paziente.

L’IPT s’ispira alla scuola interpersonale di psicoanalisi fondata da Meyer e sviluppata da Sullivan, e fa riferimento alla teoria dell’attaccamento di Bowlby, riconoscendo il profondo impatto delle esperienze precoci di vita e dei processi mentali inconsci sui successivi modelli relazionali. Tuttavia, piuttosto che analizzare e ricostruire gli eventi intrapsichici e cognitivi del passato, il terapeuta interpersonale orienta il suo intervento sulle relazioni interpersonali e sul ruolo sociale attuale.

Nelle sedute iniziali si affronta la depressione secondo il modello medico e si compie un intervento psicoeducazionale, dando così un nome alla sindrome e attribuendo il “ruolo di malato”. Inoltre, è previsto l’utilizzo di una terapia farmacologica ove ritenuto necessario. In parallelo si procede a collocare la depressione nel contesto interpersonale stilando il cosiddetto “inventario interpersonale”, ovvero, una rassegna sistematica delle relazioni interpersonali presenti e passate importanti per il paziente. Lo scopo di questo lavoro è di arrivare a definire l’area problematica primaria d’intervento.

Uno degli aspetti più originali della IPT è l’ipotesi che le problematiche interpersonali che si riscontrano nei soggetti depressi possono essere raggruppate in quattro aree:

  1. Contrasti interpersonali (coniuge, membri della famiglia, amici, colleghi di lavoro, ecc);
  2. Transizioni di ruolo (abbandono della propria famiglia, trasloco, cambio di lavoro, divorzio, gravidanza, pensionamento, ecc);
  3. Dolore del lutto (per lutto in IPT s’intende la morte di una persona cara e non il lutto fantasmatico che è inquadrato tra le transizioni di ruolo);
  4. Deficit interpersonali (solitudine, isolamento sociale).

Il terapeuta valuta con il paziente quale delle quattro suddette aree è maggiormente correlata all’insorgenza dell’episodio depressivo in atto e, nelle sedute centrali, favorisce una “rinegoziazione” volta al miglioramento delle difficoltà interpersonali associate.

A tale fine, l’IPT si avvale di tecniche proprie di altre psicoterapie, come le psicoterapie ad orientamento psicodinamico (per l’esplorazione e chiarificazione degli affetti), cognitivo-comportamentale (utilizzando tecniche di modificazione del comportamento e di valutazione della percezione di realtà) e sistemico-relazionale (analisi della comunicazione e possibilità di convocare altri significativi in seduta). L’IPT non si distingue quindi per le tecniche, ma per le strategie terapeutiche (ad esempio, porre in relazione l’insorgenza dei sintomi depressivi con dei contrasti interpersonali, visibili o nascosti).

Nella psicoterapia interpersonale l’atteggiamento terapeutico è cordiale, supportivo ed empatico. Il ruolo del terapeuta è attivo e non neutrale. Il transfert non viene incoraggiato e la relazione terapeutica è concettualizzata su una base di realtà facendo riferimento alla percezione interpersonale che il paziente ha dei suoi problemi al di fuori della terapia.

La durata di una seduta di IPT è di circa un’ora; un ciclo terapeutico della fase acuta del disturbo è di 12-16 sedute. Tuttavia, alcuni pazienti possono richiederne un numero maggiore, da poche sedute supplementari ad una vera e propria terapia di mantenimento della durata di anni. In psicoterapia interpersonale di mantenimento (IPT-M) la cadenza delle sedute è mensile.

In conclusione l’IPT riesce a coniugare felicemente le fondamentali dimensioni psicodinamiche, cognitive ed interpersonali, traducendo i diversi modelli in un modello clinico, fortemente pragmatico, confortato da un valido background scientifico.

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